Festival di Venezia 2016, Rocco Siffredi e il demone del sesso nel docufilm sulla sua vita: come l’ha affrontato e superato. In sala con la Bim dal 31 ottobre.
Un docufilm che racconta la sua tragedia personale: Rocco Siffredi si presenta a venezia con “Rocco”, un prodotto in cui si racconta a 360 gradi. Per lui sin dall’età di dodici anni “una vera e proprio ossessione per il sesso, sono stato anche ricoverato per abuso di masturbazioni”, ha detto. In quanto al senso di colpa per il proprio lavoro Siffredi non nasconde di essersi spesso “vergognato, quando tornavo a casa nel guardare negli occhi mia moglie”. La sessualità futura? Totalmente aperta, ovvero pornografia e bi-sessualita per entrambi i sessi.
“Da bambino parlare di sesso era molto complicato in famiglia. “Io il Diavolo ce l’avevo tra le gambe già da ragazzino mentre i miei coetanei seguivano alla radio il calcio. La mia sessualità era insomma travolgente. E pensare che mia madre voleva farmi diventare prete e mi obbligò a fare il chierichetto. Quei principi, quell’educazione alla Chiesa, mi sono rimasti addosso e non mi hanno aiutato molto”. Una vita di conflitti irrisolti che si trova a mettere a nudo per la prima volta.
Il film è stato prodotto da due documentaristi francesi, Thierry Demaiziere e Alban Teurlai, e sarà in sala con la Bim dal 31 ottobre. I produttori hanno raccontato: “Rocco ha un evidente dimensione analoga al Cristo”, spiegano i due documentaristi. “È crocifisso al corpo delle donne e soffre a causa di quello che gli dà da vivere. Porta il fardello dell’uomo moderno che deve e vuole essere tutto allo stesso tempo: stallone, uomo d’affari, sex symbol, marito, padre di famiglia, figlio affettuoso. Lui, simbolo del maschio dominatore, asserisce di fatto di essere dominato dalle donne, schiavo dei loro desideri”.
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