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Tiziana Cantone: il gip blocca l’archiviazione dell’inchiesta sui 5 amici

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Tiziana Cantone: il gip blocca l’archiviazione dell’inchiesta sui 5 amici

Bloccata l’archiviazione per l’indagine sulle 5 persone accusate di aver diffamato Tiziana Cantone, la ragazza suicida, veicolando i suoi video hard sul web.

Sarebbe, dunque, ufficiale: il gip Tommaso Perrella del tribunale di Napoli non avrebbe accolto la richiesta di archiviazione del pubblico ministero Alessandro Milita per le cinque persone accusate da Tiziana Cantone, nel 2015, di aver diffuso le immagini che la ritraevano nuda sul web senza il suo consenso. Sulla testa di Antonio Villano, Christian Rollo, dei fratelli Enrico e Antonio Iacuzzi e di Luca Sappo, pende un’inchiesta per diffamazione che per il pm è chiusa, ma per il giudice è piena di punti interrogativi; anche perché potrebbe essere legata alla scomparsa della giovane, suicidatasi per la popolarità negativa generata dalla diffusione dei suddetti video. Il giudice ha ha fissato per metà gennaio l’udienza camerale in cui si confronteranno inquirenti, difese e i legali che rappresentano la famiglia della 31enne di Mugnano.

È probabile che il gip disponga un approfondimento di indagine, prima di decidere tra proscioglimento e imputazione. A rischiare un processo sono gli amici a cui poco più di un anno fa la giovane avrebbe mandato via whatsapp il filmato girato con il fidanzato e che, senza il suo consenso, sarebbe stato diffuso ad altri e sul web, diventando in breve tempo virale. I legali dei due salernitani, Marco Martello e Orazio Tedesco, hanno respinto le accuse depositando in Procura memorie difensive. Hanno sottolineato che i loro assistiti non hanno mai incontrato la donna, che i contatti si erano interrotti già nel marzo del 2015 e che loro non avevano mai ricevuto video compromettenti. Come prova i legali hanno depositato degli screenshot di conversazioni avvenute dal novembre 2014 al marzo 2015.

La verità, tuttavia, sembra ancora lontana: per un anno e mezzo la denuncia di Tiziana Cantone è rimasta in Procura corredata da un’ultima precisazione della donna, «Non posso essere certa che a diffondere i video siano stati loro».

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Photo Credits: Twitter

 


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