La Rai finisce nel calderone social e raccoglie commenti al vetriolo fra Facebook e Twitter. Pietra dello scandalo è ‘Stato Civile – L’Amore è uguale per tutti’.
La polemica esplode senza che sia possibile arginarla: sui social non si parla d’altro, la domanda che tutti si pongono è se sia lecito o meno mandare in onda Stato Civile – L’Amore è uguale per tutti”, racconto a puntate, in onda da inizio dicembre su Rai Tre, che racconta la vita di alcune coppie prima e dopo l’unione civile. Il programma evidentemente non gradito a quanti ancora non accettano l’idea che in Italia le unioni tra persone dello stesso sesso siano sancite per legge. Ad essere presa di mira, in particolare, è la pagina della terza rete, rea di aver pubblicato un teaser della trasmissione con protagonista Desirée, dodicenne figlia di una coppia di mamme, Simona e Stefania. In molti gridano allo scandalo.
L’ultimo intervento è di Massimiliano Padula, presidente dell’AIART (Associazione Italiana Ascoltatori Radio e TV), il quale, con una lettera-editoriale indirizzata alla Rai e pubblicata sul sito di Avvenire e sul blog dell’associazione, ha sollevato i suoi dubbi sulla convenienza della decisione: “Perché la Rai decide di rilanciare il docu-reality ‘Stato Civile’ dopo averlo già inserito di recente nella programmazione della seconda serata della terza rete? Perché decide di collocarlo alle 20.05, in pieno preserale, per cinque giorni consecutivi, durante le festività natalizie?” si è chiesto Padula che poi ha proseguito: “Non si tratta di domande retoriche ma di un vero e proprio appello alla Rai e in particolare alla rete diretta da Daria Bignardi, perché ci spieghino i motivi di una scelta che sa di forzato e di ‘costruito ad arte”.
In molti sostengono che la Rai faccia “propaganda gender con i soldi del canone pagato da tutti”. Una vera e propria mobilitazione contro il programma, quella sui social, dove a fatica trovano spazio le ragioni di quanti appoggiano l’operato della tv di Stato, sommersi dagli insulti.
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