Paolo Di Canio, dopo mesi di silenzio, parla dello scandalo del suo tatuaggio che gli è costato il suo lavoro di conduttore. Ecco cos’è accaduto e cosa ha deciso.
Sono passati circa 4 mesi dallo scandalo che ha visto Paolo Di Canio massacrato sul web a causa di un tatuaggio scomodo sul braccio troppo in vista in un video lanciato sui social. Dopo l’accaduto il conduttore è stato sospeso. Oggi, l’ex calciatore parla dell’accaduto in un’intervista al Corriere della Sera e spiega come sono andate le cose: “Ci sono rimasto non male, peggio. Ho urlato. Non so neppure cosa sono i social network. Orgoglio ferito. Mi sono sentito un appestato. Avrei voluto reagire d’istinto”. Tutto per un tatuaggio sul braccio con la scritta “DUX”, ma Di Canio non si definisce un fascista: “Preferirei evitare le etichette. Ho sempre spiegato come la penso, non è un mistero. Ma se mi chiede delle leggi razziali, dell’antisemitismo, dell’appoggio al nazismo, quelle sono cose che mi fanno ribrezzo“.
Ma come si è avvicinato all’estrema destra? “Anni Ottanta – spiega il conduttore –, ci si divideva anche per il modo di vestire. Le Clark e la kefiah erano di sinistra, il giubbotto di pelle Scott e gli stivali di destra”. Oggi però Paolo Di Canio vuole solo dimenticare quanto accaduto e andare avanti: “Spero che mi venga data una possibilità. Far capire chi sono davvero, pregi e difetti, comunque ormai lontano da quelle foto con il braccio teso. Penso per primi ai reduci dai campi di concentramento che una volta ho incontrato in Campidoglio. E poi ai giovani che portano avanti le loro idee. Devono esserne fieri, purché rispettino quelle degli altri”.
Nonostante l’ex calciatore abbia voglia di rimettersi in gioco, non ha nessuna intenzione di cancellare i suoi tatuaggi: “No. Sarebbe una ipocrisia. Una amica di sinistra mi ha detto che per me sono ormai legati a un’idea romantica e idealista della giovinezza. Forse non è neppure così. Quel che mi porto addosso è il simbolo di ciò che sono stato, di quel che ho fatto. Compresi gli errori“.
Photo Credits Facebook