Lo chef Antonio Cannavacciuolo fa delle rivelazioni shock sul suo passato, da piccolo: “Spalle e braccia blu per le mazzate che mi rifilava”. Oggi però è tutto diverso.
E chi se lo aspettava? Lo vediamo come un gigante buono, lo chef Antonio Cannavacciuolo che nessuno immaginerebbe mai come uno che nel suo passato è stato maltrattato. Eppure da piccolo lo chef ne riceveva di “mazzate”. A raccontarlo è proprio lui in un’intervista al Corriere della Sera. Una vita fatta di fatica quella dello chef che oggi ha raggiunto la fama, anche grazie alla tv. Adesso è impegnato come giudice nella nuova edizione di Masterchef su Sky.
“Da ragazzino – racconta lo chef al Corriere – mi veniva la febbre per la fatica, e mio padre mi mandava a dormire in macchina; solo una volta mi portò in ospedale perché avevo le gambe gonfie appunto come prosciutti”. Tanti sacrifici che oggi si potrebbe dire che lo hanno ripagato. Ma il passato non è stato proprio tutto rose e fiori, ecco come ha iniziato: “Il primo incarico fu aprire le uova: romperle, separare il tuorlo dall’albume, montarle per il gelato alla vaniglia. Aprivo 800 uova al giorno, per fare 50 contenitori di gelato da mettere sulla macedonia e le fragoline di bosco. Alla fine c’era da lavare la cucina, scopare per terra, svuotare il magazzino. Poi mi passarono ai prosciutti”.
Quas bambino, lo chef Antonio Cannavacciuolo ha fatto i primi passi, e qui arrivano i particolari shock: “Sono andato a lavorare in cucina a 13 anni e mezzo. La notte tornavo a casa con spalle e braccia blu per le mazzate che mi rifilava uno chef. Mia mamma voleva protestare. Mio padre disse: ‘Se gliele ha date, significa che se le meritava’. Ora quello chef lo arresterebbero per maltrattamenti. A me è servito”. Insomma, è bene quel che finisce bene.
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