Prima di approdare a Sanremo, Michele Bravi racconta il primo amore: un regista. «Ho incontrato una persona che mi ha emozionato molto, il resto è irrilevante».
Michele Bravi si apre con Vanity Fair: «Non vorrei usare etichette, appartengono alle vecchie generazioni e discendono da un modo di ragionare che considero superato e anche un po’ discriminatorio. Preferisco parlare di relazioni fluide. I miei fan, quando gli ho detto che il nuovo disco avrebbe parlato di una storia d’amore, non mi hanno chiesto se si trattava di un uomo o di una donna, e il linguaggio amoroso oggi sul web usa frasi come “sei la mia persona”. Non ho bisogno di fare coming out perché nessun giovane si stupisce che mi sia innamorato di un ragazzo, e penso che nessuno dei miei coetanei si tirerebbe indietro se gli capitasse di provare un’emozione per una persona dello stesso sesso».
Poi racconta del suo primo grande amore: «È successo che mi sono innamorato. Una storia molto particolare con un ragazzo che fa il regista, molto diverso da me. È durata due anni ma, in termini di quello che succedeva tra noi, forse qualche giorno. All’inizio quando due persone si incontrano sono due contenuti completi, il resto rimane fuori; poi allarghi la visuale e vedi che ci sono dei confini da rispettare. Io sicuramente nell’ultimo anno sono stato molto autoriferito e concentrato sulla musica e questo ha creato problemi».
E continua: «Il primo amore è perfetto, tutto è bellissimo, solo che ti mancano le regole del gioco e quando le impari, spesso è troppo tardi: le pagine degli errori restano lì, non puoi strapparle dal diario, e quando gli errori diventano tanti è difficile che possa esserci un epilogo felice. Se mi guardo indietro oggi mi dico: “Siamo stati proprio stronzi”».
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